Per contattare Giacomo:
Come fare a essere
legare la vita. esistere.
Non aspetterò che di trasformarmi,
io rinascerò di nuovo
(Giacomo 1995)
Ali di Parole
(dalla postfazione)
[...]
Le poesie prendono forma come vere folgorazioni ... (La neve ... copre ogni cosa. / Alle
pieghe della terra/ ricama trasparenti giochi di luce...”), sgorgono con forza sorgiva
che si accompagna, nel corso dell’ultimo periodo, ad un crescente e consapevole controllo
del testo.
Le idee si materializzano in versi senza difficoltà creativa e nuove idee scaturiscono dall’acco-
stamento di immagini inconsuete, il flusso genera talvolta un’atmosfera incantata, altre
volte i toni sono scabri ed evocano le asperità della vita. Le parole suggeriscono più di quan-
to dicano; e sono quelle di sempre, di ogni giorno, ma anche, come spontaneamente germi-
nate, quelle che nessuno oserebbe pensare patrimonio lessicale di un adolescente: termini
aulici vocaboli desueti, che affiorano dal profondo humus personale; suggestive ed arcane
rispondenze che suonano inattese ai sensi di chi legge: ”Volteggia felice, /la danzatrice
/ ... Attenta e leggera / efferti dal nulla, / ridenti / roboanti, li percuotono...”
Spesso i nessi sintatici sembrano eclissarsi; il nostro poeta non esplicita i nessi logici tra le
parole; vuole e sa giocare con le metafore, le alliterazioni, le analogie e perfino con gli ossi-
mori: “Da tristi recessi / ti scopro / lontana e presente / perduta e ritrovata / era
/ smarrita e dolce / amara età del gioco ...”
Oggetto della sua ispirazione sono ora gli ambienti delle sue giornate di scolaro, gli af-fetti
familiari, gli amici e i compagni che presenta, talvolta, con ironia e fresche pennellate
di colore; ora i momenti di gioia, ora quelli dell’amarezza di ogni giorno; nella quotidianità
si colloca la lucida analisi sul senso profondo della vita.
Giacomo, infatti, sembra captare l’essenza delle cose, significati nascosti che un occhio
meno attento del suo non è in grado di cogliere e ritrae nei propri versi, ancora forse senza
la consapevolezza che il processo naturale dell’età inesorabilmente arreca, il doloroso desti-
no delle “umane genti”: “ Oltre i sentimenti / la paura di vivere, / senza esistere /
senza dare voce / all’animale che affligge / dentro ruggisce / e urla”
Sovente gli aspeti della natura che lui ritrae si trasformano in oggetti-simbolo, della condizio-
ne umana; è così per il vento che, come costante tematica, accompagna il suo itinerario
poetico assurgendo a simbolo delle varie fasi della vita: “ ... Di ogni cosa / specchio di
noi facciamo. /per te e per me /da scrivere è ancora / il lieto fine, / non
aspettare il giusto vento, / godi la brezza / che alita su di te / e vola, / le ali
inventa / e vola / vola via”
[...] Egli privilegia rappresentazioni nelle quali vie poeticamente trasfigurata la sua condizio-
ne di vita, in cui vengono disgelati i problemi che ogni giorno è costretto ad affrontare:
“ ... Ferita spenta è l’arsura di parole, / di brame sopite circondata, / di cruenta
lava sepolta. / Ho voglia di sognare / desiderio di fantasia, / di gioia, / siccità
di parole / e fatica di vivere / ho”.
Le produzioni del giovanissimo poeta ritraggono i lacci, gli impedimenti, le difficoltà di un
cammino i salita, spesso irto di ostacoli, elementi questi ultimi che potrebbero fornire la
chiave di lettura che sveli l’arché della sua sensibilità a volte anche esasperata e correlata
ad una espressività che supera enormemente quella che di solito i suoi coetanei possiedono.
Eppure nelle composizioni c’è desiderio di svago, di vivere, di gioire.
“Dentro di me, / flue, corre, / gitana balla / si stempera / e gusto spiagge / rogge
/ del piacere”.
Molte delle sue poesie, infatti, si connotano per la ricerca di uno iato che permetta di intra-
vedere tra le nere nuvole l’arcobaleno. E’ quanto a chiare lettere appare nella composizione
“ Essere”.
Del resto il giovanissimo poeta vive i legittimi e naturali momenti della stagione fanciullesca,
pur riuscendo a librarsi verso vertici poetici di rarefazione e di purezza metafisica.
Giacomo è autenticamente bambino, ed insieme adulto; ha gusti da adolescente, ma sa fare
emergere considerazioni profonde con spirito vigile e maturo. Nell’altalena dei sentimenti
sembra potersi dire di lui che tenta di “... vivere le proprie contraddizioni
senza scappatoie, senza neppure trovarci troppo gusto. Senza fare merce da
salotto...” (Eugenio Montale, Intervista immaginaria, in G. Spagnoletti (a cura di), Poesia
italiana contemporanea, Milano, Guanda, 1961.)
Maria Pia Filippello - Luglio 2002
Ali di Parole
poesie 1995 - 2002
Edizioni Oèdipus
Salerno - Milano
[...] Immergo le mie dita
nell’incontro del tempo
e ali di parole disegno
senza tempo [...]
(Attualmente per ricevere
il volume rivolgersi all’autore)
La neve
La neve,
la neve bianca,
bella, lieve, cade.
Alle pieghe della terra
ricama trasparenti giochi di luce,
agli alberi imbianca la chioma.
Nell’aria,
tersa e lenta,
pare finalmente l’inverno.
Giacomo - 14 dicembre 1995
Galanteria
T’apro la porta e passi
t’offro un fiore ogni tanto,
ti cammino accanto,
metto il cuore all’incanto...
Uffa bambina mia,
che rottura di scatole è la galanteria!
Giacomo - 5 giugno 2002
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