Come fare a essere legare la vita. esistere. Non aspetterò che di trasformarmi, io rinascerò di nuovo (Giacomo 1995)                                                      Giacomo De Nuccio - Aprile 2010 Per gentile concessione di “Cicoria” - pubblicazione trimestrale della Associazione “via Montereale” - Pordenone Tutti i diritti riservati - vogliamo.it - Casella Postale 111 - 21013 Gallarate CHI HA PAURA DEL LUPO CATTIVO? Non è più inusuale, passeggiando per le vie della cittadina in cui vivo (poco più di 50.000 abitanti), incontrare “facce” di colori diversi, ascoltare “idiomi” di musicalità sconosciuta, ammirare “capigliature” estrose o “abiti” strappati all’arcobaleno,…. Non ho mai provato imbarazzo nel riconoscere le culture singolari alla base di  tutti i messaggi sensoriali che giornalmente ricevo, una sana curiosità piuttosto ed una forte spinta alla conoscenza di questi nuovi “coinquilini”. Il mondo cambia colori e prospettive, cosa ci trovano alcuni di tanto strano? È già successo in altri tempi, da noi e in altri luoghi, ma forse è proprio questo il punto: l’ardito disegno che costò la vita ad Alessandro Magno è rimasto un’utopia. Se nei tempi passati è stata la guerra a decidere l’avvicendarsi delle culture e se un momentaneo vincitore ha sovvertito l’ordine, oggi, e dovrebbe essere tempo di pace, l’elemento dominante è ancora la Paura, siamo un popolo di codardi che si lascia governare dal timore di essere cancellato dalla Storia futura. D’altronde oggi siamo anche privi di qualsiasi sicurezza perciò ognuno cerca di conservare il poco che ha, reale o fittizio che sia. Questa amara constatazione, lungi dall’essere una giustificazione a inaccettabili comportamenti, mi fa invece arrossire di vergogna di fronte a certo modo di pensare e di agire. L’Italia che dà del tu o del lei in base alla cittadinanza, l’Italia dei sindaci delle leggi speciali per gli immigrati, delle riforme scolastiche settarie e dequalificanti, l’Italia del NO al cambiamento e alla solidarietà, questa Italia alla continua ricerca di un colpevole dei mali che essa stessa si procura io la sento estranea, lontana. Se invece di gridare “Al lupo, al lupo!” volgessimo lo sguardo ad un passato non troppo lontano, quello delle valige di cartone, quello in cui il lupo parlava italiano, forse riusciremmo a deporre il fucile e a fare l’unico gesto umano possibile: porgere la mano.